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Non voglio tornare a scuola!

  • Immagine del redattore: Silvia Pangrazzi
    Silvia Pangrazzi
  • 23 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Settembre porta con sé l’odore dei quaderni nuovi, ma non sempre il desiderio di ricominciare. Per molti bambini il ritorno a scuola è un momento atteso, per altri invece diventa un ostacolo difficile da affrontare. Dietro un “non voglio andare a scuola” possono nascondersi emozioni profonde, che meritano ascolto.


Una tappa evolutiva

Il gruppo dei pari pesa molto in queste scelte silenziose: amicizie che si trasformano, compagni che sembrano più sicuri di sé, piccoli conflitti che diventano montagne. A volte il timore non è tanto la scuola in sé, ma la paura di sentirsi soli o non accettati.

Ci sono poi i cambiamenti di tappa, come ad esempio il passaggio dalle elementari alla scuola media. Un passaggio che non riguarda solo i libri più pesanti o le nuove materie, ma il sentirsi improvvisamente più piccoli in un mondo che chiede di essere più grandi. In queste fasi il bambino deve trovare un nuovo posto per sé, con insegnanti diversi, aspettative nuove e compiti più complessi. Non è raro che questo generi ansia e resistenze.


Gli insegnanti come punto di riferimento

Anche il rapporto con i docenti ha un peso enorme: un insegnante accogliente e rassicurante può diventare un porto sicuro, mentre la percezione di rigidità o distanza può accentuare la paura di non essere all’altezza. I bambini spesso temono di deludere e questo rende ancora più faticoso varcare la soglia dell’aula.


Come possiamo aiutarli

Come genitori, il compito non è quello di cancellare le paure, ma di renderle più affrontabili. Accogliere i racconti senza giudizio, normalizzare le emozioni e valorizzare i piccoli progressi aiuta i bambini a sentirsi visti e compresi. Un dialogo aperto con gli insegnanti può inoltre creare una rete di sostegno, evitando che il peso resti tutto sulle spalle del bambino o del genitore.

Dietro al rifiuto di tornare a scuola, non c’è un capriccio ma un percorso di crescita. I bambini ci dicono che hanno bisogno di tempo, di sicurezza, di fiducia. Accompagnarli significa stare accanto a loro, passo dopo passo, finché la paura si trasforma in possibilità.

Se le fatiche persistono, è importante riconoscere la proprio difficoltà, anche come genitori. Chiedere aiuto ad una figura esperta può togliere il senso di inefficacia e solitudine, trovando nuove strategie per affrontare il problema.

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Silvia Pangrazzi - p.iva 12546250965 - Ordine degli Psicologi Lombardia n°23677 - © 2025 Dott.ssa Silvia Pangrazzi

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