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L'approccio sistemico-relazionale: alla scoperta del regista silenzioso nelle nostre vite

  • Immagine del redattore: Silvia Pangrazzi
    Silvia Pangrazzi
  • 6 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Come terapeuta sistemica, ho avuto modo di interrogarmi sulle dinamiche familiari non solo dei pazienti, ma anche personali. Il mio percorso di studi prevede che, al termine della Scuola di Specializzazione, si risponda a una domanda posta all’inizio della formazione: “Cosa ti ha portata a diventare psicoterapeuta sistemico-relazionale?” I quattro anni di specializzazione sono quindi intervallati da spazi di autoanalisi, sapientemente condotti dai veterani dell’approccio. Lì, in quei momenti fatti di sedie disposte in cerchio e sguardi preoccupati, si ha la possibilità di spogliarsi quasi completamente, riportando fatti ed eventi accaduti nella propria famiglia. Alcuni hanno condiviso esperienze traumatiche, altri hanno avuto percorsi più lineari; in ogni caso, tutti, nessuno escluso, abbiamo avuto la conferma di trovarci lì per un motivo.


Tutto nasce dal ruolo avuto in famiglia. Nel raccontarci, siamo stati guidati a esplorare questo aspetto, esattamente come noi, in terapia, accompagniamo i pazienti nella stessa direzione. Abbiamo scavato, approfondito, scomodato persone in vita e non, osservato scenari e attori. Sono emersi i ruoli più disparati tra la ventina di partecipanti presenti: il braccio armato, il bravo bambino, la pecora nera, la star… Tutti figuranti ben definiti, con ruoli altrettanto specifici. Ma chi è il regista? In questa pièce, il regista non è una persona, bensì le dinamiche familiari, che hanno fatto sì che ognuno di noi nascesse con un ruolo preciso, come se avessimo ricevuto un copione inconsapevole fin dalla nascita. Per ogni personaggio c’è il suo esatto opposto, l’antitesi. Non importa quali siano gli eventi che hanno scandito la storia di una famiglia: questo aspetto si ritrova sempre. Una volta identificato il proprio ruolo, prende forma un intero e complesso intreccio di caratteri, eventi, narrazioni, personalità. Tutto trova una spiegazione, un perché. Talvolta si scopre di aver avuto un ruolo “positivo”, altre volte le riletture sono più dolorose.

Se dovessi spiegare la psicoterapia sistemica a qualcuno che non ne ha mai sentito parlare, inizierei proprio dalla mia esperienza di formazione personale, raccontando ciò che ho visto e sentito.


Il lavoro con i pazienti è proprio questo: indaghiamo, chiediamo, definiamo, alla ricerca di risposte alla domanda “Perché oggi sei questa persona?”. Nel caso della psicoterapia, le persone arrivano con un sintomo, desiderano stare meglio. L’approccio sistemico, allora, non si limita a mostrare l’origine del ruolo che il paziente ricopre, ma aiuta a comprendere che cosa ha smesso di funzionare all’interno del sistema e, soprattutto, perché il paziente si è preso la briga di portare il problema alla luce. Secondo questo approccio, infatti, chi manifesta il sintomo è come un superstite su un’isola deserta che lancia un segnale di fumo: richiama l’attenzione, indica dove guardare. Non è detto, però, che sia l’unico bisognoso di aiuto; è possibile che sia stato lui a lanciare il messaggio perché l’unico in grado di farlo, ma una volta arrivati i soccorsi, si iniziano a notare altre persone sull’isola, più affaticate, più stanche, più denutrite. È per loro che il superstite ha lanciato l’allarme. Questo è il motivo per cui, non di rado, i terapeuti sistemici convocano non solo il paziente, ma anche il partner o l’intera famiglia, allargando la visuale sul sistema.


La psicoterapia sistemico-relazionale, insomma, è un approccio che non lascia fuori nessuno, non colpevolizza, non stabilisce vittime e carnefici, ma spiega. Solo facendo chiarezza sulla storia passata è possibile riscrivere quella presente. Non trasformiamo, ma diamo un altro significato. È un viaggio intenso: a volte sorprendente, altre doloroso, ma la meta regala sempre un paesaggio meraviglioso.

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Silvia Pangrazzi - p.iva 12546250965 - Ordine degli Psicologi Lombardia n°23677 - © 2025 Dott.ssa Silvia Pangrazzi

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